Scuola elementare

Etimologicamente il termine educazione deriva dal verbo latino educere – cioè trarre fuori, o tirar fuori ciò che sta dentro – e spesso è ritenuto complementare a istruzione. Tuttavia, mentre col termine istruzione si intendono metodologie più spiccatamente trasmissive dei saperi, il significato di educazione è più ampio e mirante ad estrapolare e potenziare anche qualità e competenze spesso nascoste.

I bambini imparano anche a scuola. Ma l’educazione non è imparare nozioni da un libro. Nel processo di crescita l’acquisizione di nozioni rappresenta solo una piccola parte, molto più importante è l’acquisizione di valori, di un senso morale, di indipendenza, di autodisciplina, di responsabilità e dell’avere il coraggio di difendere le proprie convinzioni. I nostri figli devono imparare a pensare. In questa scuola essi sono accompagnati a conoscersi, accettare la loro unicità e comprendere quella degli altri.

I nostri bambini e le nostre bambine sono stimolati alla creatività non solo attraverso tecniche diverse come l’acquerello, la creta, la danza, la musica, la manipolazione, la composizione narrativa, ma anche attraverso la stimolazione dell’espressione di sé, il contatto con il gruppo, la contaminazione delle idee, il movimento, il riconoscimento dei limiti della realtà.

La curiosità è il motore dell’apprendimento, i bambini e le bambine sono assetati naturalmente di conoscere il mondo e lo esplorano cogliendo connessioni, creando collegamenti, trovando somiglianze.

Noi educatori custodiamo questo impulso in modo che il viaggio attraverso la conoscenza abbia come compagna costante la creatività.

Il metodo nell’Educazione Biocentrica

Nell’Educazione Biocentrica il processo di insegnamento-apprendimento si avvale di tutti i metodi che favoriscono il vivere comunitario, nel rapporto con l’ambiente in cui le diverse comunità si sviluppano.

  • Metodi esperienziali: ogni apprendimento nasce dall’esperienza, come dice Dewey: “L’esperienza deve essere assunta nel suo significato più vasto e comprende nel suo campo il sole, le nuvole, la pioggia, il seme, il raccolto e insieme l’umanità che lavora, che semina, inventa, usa, soffre e gode. L’esperienza comprende così l’intero mondo degli eventi e delle persone: essa è essenzialmente storia.”
  • Metodi attivi: intesi come l’iniziativa, la ricerca delle soluzioni, l’utilizzo della sperimentazione e dell’osservazione per l’elaborazione teorica, il coinvolgimento reale e intimo degli individui, l’’acquisizione di sapere per appropriazione-scoperta, piuttosto che per trasferimento-ricezione.
  • Metodi globali: varie modalità di partire dal complesso, dal dato di realtà che è sempre in interconnessione con il tutto, dalle nostre percezioni sensoriali per arrivare a discernere le varie parti, approfondendole via via. Il metodo globale, perché ci permette di avere una visione di insieme, e, nella complessità di un mondo globalizzato, questa visione è fondamentale per poter comprendere le cose che ci accadono, e la realtà motiva il bambino /a all’apprendimento e permette di far fronte alle frustrazioni.
  • Metodo maieutico: metodo d’insegnamento proprio di Socrate, basato sul dialogo e sulla discussione; grazie ad esso l’allievo scopre gradatamente e autonomamente “la verità”. La lezione frontale è sostituita dal porre domande che stimolano la riflessione e il dialogo.
  • Metodo fenomenologico: approccio fenomenologico al sapere. Partendo dallo studio della percezione, il filosofo fenomenologo Merleau-Ponty giunge alla conclusione che il corpo non è solamente un potenziale oggetto di studio della scienza, ma è anche la condizione necessaria dell’esperienza: il corpo costituisce l’apertura percettiva al mondo. La preoccupazione di evitare una caduta nel solipsismo, trova la soluzione nell’ipotizzare un rapporto di empatia fra i diversi Ego, grazie al quale l’esperienza vissuta del singolo possa diventare una esperienza comune e aprire la strada verso la conoscenza.

Nella nostra scuola:

Le giornate

Nella nostra scuola elementare le giornate si snodano su due momenti didattici, intervallati da un lungo momento di gioco e socializzazione all’aperto.

Ogni mattina ci raccogliamo in cerchio sul tappeto e a turno prendiamo la parola. Il cerchio di condivisione non è una semplice chiacchierata, è un momento di risonanza in cui si rinforzano sia l’identità individuale che quella del gruppo: un vero e proprio contenitore affettivo, di cui i bambini colgono la sacralità. Infatti è qui che possiamo raccontare la nascita di un fratellino, la morte di un nonno, un brutto sogno o un bel sogno, confidare desideri e paure, farci consolare e consolare, ridere insieme e cercare risposte a domande difficili. Poi ci prendiamo per mano e al suono della campana tibetana ci godiamo qualche minuto di silenzio e meditazione insieme.

L’entrata è dalle 8.30 alle 8.45. L’uscita alle 14 dopo il pranzo.

Per il primo ciclo (prima e seconda) è previsto un rientro pomeridiano didattico con uscita alle 16.45. Per il secondo ciclo (terza, quarta e quinta) sono previsti due rientri pomeridiani didattici con uscita alle 16.45. I restanti pomeriggi, non obbligatori, sono organizzati con attività di vario tipo come per esempio storytelling, laboratori creativi, ecc.