Perché privilegiare il gioco libero, poco strutturato, sia all’interno che all’esterno?

Più il gioco si presenta vago e poco strutturato più sarà apprezzabile e più è pervaso di fantasia, più ha quella qualità preziosa per l’uomo, che è la capacità di immedesimarsi con pienezza nel proprio lavoro.

Tutto ciò che il bambino vive nel suo ambiente, lascia in lui profonde impressioni, e non solo immagini-ricordo. Il bambino infatti non imita soltanto le persone, ma anche il colori, le forme, e la qualità degli oggetti che lo circondano, e l’imitazione muove in lui sentimenti, e questi sentimenti poi sono gli stessi che si trovano implicati nella costruzione dei suoi organi interni: le impronte lasciate dalle immagini divengono un ricordo indelebile scritto nel corpo del bambino. In altre parole il corpo trattiene le esperienze dell’infanzia.

Questo è uno dei motivi per cui privilegiamo il il gioco libero e poco strutturato nel nostro giardino d’infanzia e al nido. Riteniamo sia una delle principali attività di apprendimento.

Attraverso il gioco il bambino apprende a relazionarsi con se stesso e con gli altri imparando le cose della vita. Impara a correre a saltare ad arrampicarsi a costruire e tante altre cose che troverete elencate nel corso dell’articolo, per questo il gioco simbolico è molto importante e dovrebbe essere accompagnato e incentivato, anche più di tutte le altre attività. Quando i bambini giocano all’interno della nostra struttura hanno la possibilità di usare tutto quello che hanno a disposizione; tavoli, sedie e altri oggetti di arredo per esempio, un bambino una volta ha usato un termosifone come supporto per tenere in piedi un’immaginaria bicicletta e con la tenda della finestra del nostro salone ha fatto un tetto perché quello era il suo garage. Si costruiscono case coi teli, castelli coi tavoli rovesciati, trenini con le sedie in fila che all’occorrenza si girano al contrario e diventano dei tagliaerba. Qualcuno cucina le pappe per le bambole o fa una cenetta aprendo un ristorante, con tanto di menù e servono il caffè alle maestre o preparano una vera e propria colazione per i compagni, aprono un negozio di parrucchiera con tanto di sedie e riviste a disposizione. Le maestre sono sempre presenti durante il gioco, per aiutare e dare consigli utili su come realizzare le loro idee, magari una di loro intanto prepara la merenda e sicuramente la metà dei bambini vorrà aiutarla, prendendosi così un piccolo anticipo…

In uno degli articoli pubblicati sul nostro sito: “TROPPI STIMOLI” ho parlato anche del gioco libero dicendo queste parole:

Nei primi sette anni di vita del bambino tutte le forze sono impegnate per la crescita. Il bambino sta creando se stesso e per sostenere questa creazione non c’è niente di meglio che un’attività semplice e creativa.  E’ importante che i giochi siano poco conformati e che le attività siano semplici. Dovremmo dedicare il tempo a fare con loro pane, biscotti, succhi, marmellate, dandogli la frutta e la verdura da tagliare per preparare macedonie o minestre, anche perché attraverso il cucinare avviene ciò che deve accadere all’interno del loro sistema metabolico.

È per questo che all’asilo teniamo molto a questo aspetto così importante dei processi, come cucinare, fare il pane o la pasta fresca e che l’attività principale sia il gioco, perché il gioco ha in se un’autorità creatrice. Non il gioco strutturato con delle regole ma quello simbolico, che trasforma una pietra in un telefono o una sedia in un tagliaerba o un tavolo in una tana e, man mano che il bambino evolve nel primo settennio, si struttura sempre di più, chiedendo di fare anche giochi con regole.

Questo gioco creativo e tutto ciò che la sua anima vive, collegandosi agli elementi e facendo quindi esperienza nella terra, faranno sì che, entro la fine del settennio, abbia sviluppato un sistema neurosensoriale sano, rispecchiante, in grado poi in futuro di essere utilizzato per un pensiero libero, non già predefinito, materiale o troppo legato alla terra e già strutturato. Perché il pensiero strutturato, soprattutto in età da asilo, è un pensiero che ha già preso una direzione, quella dell’addestramento finalizzato al lavoro.

L’individuo che avrà potuto da bambino iniziare un rapporto di fiducia con il mondo esterno, dapprima attraverso gli oggetti transizionali, in seguito attraverso il gioco ed il giocare immaginativo condiviso, troverà la dirompente spinta ad esplorare e ad approfondirsi nella vita culturale e saprà gioire del suo retaggio culturale e perpetuare “veritude e conoscenza” – DONALD WINNICOT

 

GIOCO ALL’APERTO

 

Se i bambini hanno la possibilità di giocare liberamente all’aria aperta con a disposizione principalmente materiali semplici e naturali avranno la possibilità di sviluppare la loro creatività. Il gioco libero in contesti poco strutturati stimola la creatività del bambino che coglie ogni occasione/oggetto/situazione ambientale per creare giochi nuovi e stimolanti. Nel gioco all’aria aperta i bambini dovrebbero avere pochissime cose a disposizione: vecchie pentole, secchielli di latta, palette, una casetta sull’albero, qualche cucinetta costruita da loro stessi con le cassette di legno e tanti alberi su cui arrampicarsi tra i quali attaccare amache, corde e altalene sulle quali i bambini possono dondolarsi e rilassarsi.  Dovrebbero avere la possibilità di usare acqua e terra, erbe aromatiche e petali di fiori coi quali preparare pappe e torte bellissime.

Il gioco è un esperienza universale e appartiene alla sanità; è presente non solo nel bambino, ma anche nell’adulto in quanto rientra nell’ambito più generale della creatività e dell’esperienza culturale. Il gioco è benessere, esperienza vitale e rigenerante di sé, poiché attraverso la creatività si risolve la dicotomia tra falso Sé (parte della propria realtà schiacciata dalle aspettative ed esigenze degli altri) e vero Sé (desideri personale e bisogni autentici personali) che trovano equilibrio e adattamento favorendo il benessere psicologico. DONALD WINNICOT (1974)

I bambini dovrebbero poter godere di una libertà di movimento che dia loro la possibilità di osservare fermarsi e porre domande di provare e ripetere più volte senza la preoccupazione di dover fornire un risultato. Il movimento fatto giocando liberamente all’aria aperta è in assoluto il dono più benefico che possiamo offrire ai bambini per assicurare un corpo sano, una mente creativa, la stabilità emotiva e forti abilità sociali.

Qualsiasi apprendimento motorio ha lo scopo di rendere il bambino sempre più autonomo nei suoi movimenti e nelle sue possibilità di muoversi e di esprimersi. E’ importante dargli la fiducia che merita e la libertà di cui ha bisogno per sperimentare nuove idee e tentare nuovi schemi di gioco.

Quando pensiamo all’indipendenza e all’autonomia il nostro pensiero va subito all’adolescenza ma è importante che i bambini sviluppino questa potenzialità fin da piccoli. Hanno bisogno di poter allenare la loro capacità di decidere e se non diamo loro questa possibilità possono sviluppare ansia e risentimento o avversità sensoriali, diventare schizzinosi e paurosi. Dobbiamo certo proteggerli, perché si sentano al sicuro grazie ai limiti naturali stabiliti per loro ma per crescere e fiorire non possono non avere lo spazio e il tempo per giocare senza essere intralciati dai nostri timori.

L’indipendenza che diamo oggi equivale a bambini più sicuri nel lungo periodo rendendoli più capaci esperti e autosufficienti.

 

La scoperta di un movimento nuovo o di un gioco nato da una ricerca dentro un ambiente vario e ricco di stimoli, porta un grande appagamento nel bambino, appagamento che è grande motivazione all’apprendimento. I bambini che giocano all’aperto si sentono pervasi da una gioia autentica, un senso di fiducia e sicurezza in se stessi e una percezione intensa del gioco. La natura ci offre tantissimi stimoli sensoriali sani e proprio attraverso i sensi che noi comprendiamo noi stessi e il mondo, pertanto più li affiniamo e meglio funzioneranno in ogni occasione. Attraverso il gioco il bambino impara la percezione del proprio limite, a sviluppare la propria forza, coordinazione, resilienza e la capacità nel risolvere problemi. Coglie il tipo di gioco che è alla sua portata e decide, facendo delle prove graduali, quando si sente pronto per una nuova esperienza motoria (i grandi dovrebbero dire: fai quello che sei in grado di fare!). Stimolato dall’esempio degli altri (bambini più grandi) il bambino prova a sperimentare cose nuove e il successo gli porta un appagamento importante per la valorizzazione del suo sé.

“Il divertimento certo non è ordinato ad un fine intrinseco,

 è ordinato al bene di chi si diverte,

in quanto è cosa piacevole e riposante”

Tommaso D’Aquino

 

Per giocare ed apprendere al meglio e migliorare il loro umore è necessario che i bambini abbiano la possibilità di osservare e di immergersi in ambienti naturali. Perché ciascun bambino in un contesto libero scopre e può sperimentare le sue forme di gioco preferite e le proprie competenze specifiche e imparare in questo modo anche a rispettare la natura che li circonda.

Raccontiamo ai bambini che gli alberi sono come le persone, che, come genitori premurosi, ci rendono possibile vivere e respirare, che i loro rami sono come le nostre braccia, le foglie i nostri capelli, e le radici i nostri piedi e che quando facciamo loro del male e come se lo facessimo a noi stessi.

 

Bibliografia:

Giocate all’aria aperta: Angela J. Hanscom

A piedi nudi nel verde: Albertina Oliverio e Anna Oliverio Ferraris

Il gioco nello sviluppo infantile: Paola Patruno

Ed ecco come sempre le domande che ci portano ad approfondire l’argomento.

Domande da parte di Paola, genitore

Paola) Vorrei capire meglio se l’argomento è da riferirsi strettamente alla fascia d’età 3 – 6 anni e poi se l’argomento non rischi un’interpretazione troppo lassista del gioco, da parte del genitore. Per esempio, il genitore potrebbe sentirsi sollevato dall’intervenire qualora il gioco del proprio bimbo/bimba fosse quello di saltare su oggetti fino a romperli oppure di lasciarli arrampicare ad altezze troppo pericolose o su strutture non idonee, come impalcature edili o simili (mi è capitato di vederne ed io dentro di me ho pensato: “se questo bambino cade da lì muore!!! Possibile che il genitore non se ne rende conto? Davvero è disposto a rischiare la vita di suo figlio/a pur di lasciarlo libero di fare?)

Dolziana) Si, questo articolo nasce da un lavoro sulla fascia 3/6 anni ma dovrebbe essere in questa fase che si gettano le basi per educare ad una libertà sana e nel rispetto degli altri e delle cose altrui. La libertà è sempre un’arma a doppio taglio. Ci sono talmente tante teorie sull’argomento e il naturale buon senso non viene più esercitato. Certi limiti dovrebbero essere ovvi. Se io vedo un’impalcatura davanti ad un palazzo e lascio che mio figlio ci si arrampichi sono io per prima/o a non essere rispettosa per le cose altrui. Un’impalcatura davanti ad un palazzo prevede ci siano dei cartelli che spiegano bene alcune regole antiinfortunistiche per le persone che ci lavorano e non dovrebbe assolutamente essere permesso ai bambini salire perché rischiano, oltre la loro vita, anche di mettere nei pasticci un’azienda intera. La mia libertà finisce dove comincia quella altrui.

P) Tu lo dici anche ad un certo punto: “Dobbiamo certo proteggerli, perché si sentano al sicuro grazie ai limiti naturali stabiliti per loro, ma per crescere e fiorire non possono non avere lo spazio e il tempo per giocare senza essere intralciati dai nostri timori” quindi sarebbe interessante capire quali sono questi LIMITI NATURALI, perché a quanto pare anche il buon senso è diventato soggettivo oppure sostituito dalla moda educativa del “bisogna lasciarli fare” e “bisogna lasciarli liberi di decidere” assoluti (forse perché ai nostri tempi erano troppo severi etc. etc.).

D) Per limiti naturali intendo proprio quelli imposti dall’ambiente circostante. Noi a scuola siamo abituati a giocare con poche cose e i bambini si arrampicano ovunque. Quell’ovunque però sono alberi, steccati, tavoli di legno, corde etc. dove i grandi intervengono solo su richiesta del bambino e mai per facilitare l’arrampicata. La maestra o il genitore dovrebbe dire: “fai quello che sei in grado di fare”. Per imparare a scendere da un albero con le proprie forze bisogna prima imparare a salire con le proprie forze. Non sempre però si ha la possibilità di avere un bosco o un prato a disposizione e i bambini a volte devono giocare in strada o nei parchi gioco. In questo caso abbiamo il dovere di insegnar loro le regole del vivere comune e del rispetto, ma prima dovremmo averlo interiorizzato noi stessi. Io so che i bambini, se lasciati liberi di giocare in natura, imparano poi anche a gestire il loro tempo in contesti non troppo naturali. Forse dobbiamo solo aver fiducia in loro insegnando il rispetto attraverso l’esempio.
Potrei dedicare un intero articolo raccontando la mia vita di bambina nata negli anni 60. I miei nonni e i miei genitori hanno sempre avuto fiducia in noi lasciandoci libere di giocare senza mai intervenire, se non quando combinavamo qualche marachella. Siamo sopravvissute io e mia sorella, anche se, confesso, abbiamo rischiato di morire qualche volta.
Ti consiglio di leggere il libro di Angela J. Hanscom che spiega molto bene la differenza del gioco libero, in natura o in città, e di quello strutturato.

 P) Quindi oltre alla FASCIA D’ETA’ ed ai LIMITI NATURALI, quello a cui un genitore deve sempre pensare quando “lascia libero di fare” è l’AMBIENTE in cui si trova, cioè in cui si è certi che tutto ciò che è a loro disposizione è pensato / idoneo per loro, come nel caso dell’ambiente scolastico, un parco giochi, un bosco o la propria cameretta.

D) I limiti sono un argomento infinito. Ho imparato a non giudicare i genitori ma a fare il mio lavoro al meglio per sensibilizzare grandi e bambini al rispetto delle cose e degli spazi altrui. Ma c’è sempre da lavorare. L’importante è non desistere e quando vediamo un bambino, anche se non è il nostro, che rompe un gioco appartenente alla comunità, che si arrampica sull’impalcatura di un palazzo o entra in spazi non di sua proprietà scavalcando reti o recinzioni, danneggiandole, non dovremmo aver paura di intervenire, anche a costo di sembrare degli impiccioni. O almeno di segnalarlo. Per stare nell’azione e non solo nel giudizio.

Domande da parte di Chiara, educatrice

Chiara) Che differenza fa a un bambino giocare con un giocattolo di legno e uno di plastica o di metallo?

Dolziana)Nel primo settennio tutte le forze sono impegnate a crescere, io sto creando me stesso e quindi per sostenere questa creazione di me stesso non c’è niente di meglio avere giochi non conformati. I giochi di legno o di stoffa sono caldi al tatto, stimolano la fantasia dei bambini senza ingabbiarli in giochi stereotipati e senza ingannare i loro sensi ancora in fase di sviluppo. Facciamo l’esempio delle bambole di stoffa: un bambino/a gioca con la bambola perché imita la mamma e vede la bambola come il suo bambino, la veste e la sveste, il che e molto più facile con una bambola di stoffa perché si adatta ai suoi movimenti e poi, il fatto che questa abbia fattezze non definite, gli consente di scegliere se è un maschio o una femmina. Proviamo a riflettere sulle barbie per esempio, come può un bambino/a pensare che quella bambola è il suo bambino quando invece ha le fattezze di una donna?
I pentolini delle nostre cucinette poi sono in metallo perché e pur sempre un materiale naturale e può stare all’aria aperta senza deteriorarsi.

C) Hai sempre parlato di bimbi nel primo settennio, ad un certo punto i bambini smettono di richiedere il gioco libero e iniziano a richiedere un gioco strutturato? Perché? Cosa accade nella loro evoluzione per non fargli più desiderare la libertà, ma stimolano un desiderio di contenimento?

D)Non è che non desiderano più la libertà, è che la loro mente, che si sta sviluppando e sta formando sempre più il pensiero logico, li porta a stabilire loro stessi delle regole nei giochi e a fare giochi con regole come nascondino, guardie e ladri, il gioco del fazzoletto, palla prigioniera (che sono quelli che ricordo della mia infanzia degli anni 60) e altri. La libertà, i bambini non dovrebbero smettere mai di cercarla. Per il futuro dell’umanità.

C) Ho come l’idea che dare la definizione di gioco libero sia un modo per sottintendere l’assenza di regole e di individualismo nel gioco, come possiamo far comprendere ai bambini che il gioco libero ha delle regole stabilite dalla condivisione del gioco stesso come esperienza? 

D) Per questa domanda ti consiglio di leggere le risposte che ho dato a Paola e ad entrambe consiglio di leggere i libri che ho citato. A te, in veste di futura educatrice, consiglio anche: “Gioco e realtà” di Donald W. Winnicott.

E con oggi abbiamo concluso i nostri 8 incontri pedagogici, speriamo di avervi dato spunti interessanti in questo anno scolastico 2021/2022 appena concluso.

Buona estate e al prossimo anno!

Maestra Dolziana