Un valore da coltivare ed esercitare.

Vediamo come.

La volontà implica qualcosa che deve ancora essere fatto, qualcosa che ha a che fare col futuro, è vita nascente, germogliante.
La volontà è la modalità di vita predominante sotto i sette anni. Nel corso di questi anni si rafforza la sicurezza in noi stessi e nel mondo che ci circonda; impariamo a camminare, a parlare e consolidiamo le strategie di apprendimento e le basi che in futuro ci permetteranno di risolvere problemi e prendere decisioni.

Quando impariamo cose che non siamo ancora capaci a fare e decidiamo di affidare le redini alla volontà, i nostri movimenti diventano ritmici e scorrevoli, cresce la gioia e si moltiplicano i progressi, perché la nostra volontà è disciplinata dalla nostra coscienza. Ma senza l’aiuto del nostro inconscio non ci saremmo riusciti.

Nei bambini la coscienza si sviluppa a poco a poco, pertanto bisogna agire sulle forze inconsce della volontà. I metodi tradizionali agivano attraverso moralismo e punizioni, mentre oggi tendiamo ad argomentare con i bambini, rischiando però di perdere di vista il fatto che il bambino piccolo non ha ancora imparato a pensare e che così rischiamo solo di disorientarlo, generando una confusione che più tardi nell’adolescenza può sfociare in un insicurezza morale. Noi adulti dobbiamo sapere che le pulsioni dei bambini non sono né morali né immorali, lo diventano solo quando noi cominciamo a pensarci. Dobbiamo sapere che esistono e che noi tendiamo a trattarle secondo la nostra moralità e a indirizzarle col nostro atteggiamento e con le nostre parole.
Il bambino viene educato attraverso la sua volontà inconscia e lo strumento è la nostra personalità. Sta a noi decidere quale stile di vita è degno d’imitazione, come guidare i movimenti e quale attività proporre ai bambini, per dare loro fiducia in se stessi e che il mondo creato per loro sia essenzialmente buono.
Possiamo occuparci della sfera della volontà attraverso la sequenza e lo stato d’animo in cui accompagniamo le nostre attività quotidiane, creando ordine e rafforzando la fiducia del bambino nel mondo, perché quello che si aspetta accade per davvero.

Nel giardino d’infanzia lavoriamo affinché i bambini possano sviluppare queste forze di volontà, in modo che possano rafforzare il loro naturale istinto di sopravvivenza e protezione.
Le cure che ricevono durante i primi mesi di vita sono già di per se determinanti per la loro formazione e noi all’asilo non facciamo altro che continuare queste cure attraverso, per esempio, il contatto con la natura, la terra, l’acqua, l’aria, con le piante, i fiori e i frutti, attraverso il canto e la danza, la preparazione degli alimenti e con piccole attività svolte in modo semplice.
Manipoliamo materiali naturali caldi e profumati: stoffe colorate, lana cardata, cera d’api.
Abbiamo giochi semplici e adatti a loro, che stimolano la loro fantasia senza ingabbiarli in giochi stereotipati: Teli, travestimenti, pentolini, cortecce da grattugiare, gessetti o pietre da pestare col mortaio per fare la pappa alle bambole che dormono nelle loro cullette.
Pestiamo le noccioline e le noci con le pietre sui ceppi di legno e poi magari le usiamo per fare una torta. Facciamo il pane ogni settimana, partendo proprio dalla macinazione del grano o del farro per far sì che i bambini sperimentino il più possibile che le cose non nascono dal nulla. Prepariamo la merenda per tutti, tagliando le mele e le pere, sbucciando i mandarini spalmiamo la marmellata sul pane.
Cerchiamo di far vivere ai bambini esperienze reali in modo che vedano che le cose non avvengono per caso, che ogni cosa per vivere ha bisogno di cure amorevoli e che nulla è scontato.

I sensi del bambino sono aperti a tutto ciò che agisce su di lui dall’esterno, dall’ambiente, dal mondo degli adulti. Per questo motivo i materiali più adatti allo sviluppo dei sensi sono quelli non finiti.

Inoltre per sviluppare ed esercitare la volontà è necessario che i bambini abbiano un ritmo sano e costante perché ogni cosa se è fatta seguendo un ritmo, è meno faticosa e dà sicurezza.
Tutto quello che è ripetuto s’imprime nelle nostre abitudine e forma la personalità di ognuno di noi. Siamo consapevoli che la vita odierna rende difficile questo aspetto perché i ritmi di oggi ci portano spesso fuori da noi stessi, ma questo non prescinde dal fatto che il bambino debba avere dei ritmi sani, tra sonno, veglia e orari regolari per l’alimentazione, per poter, di conseguenza, avere una buona digestione, dato che le forze di volontà risiedono proprio nel fegato. Dobbiamo interiorizzare il fatto che il ritmo è profondamente educativo e formativo.
I Bambini che hanno un ritmo nella vita di tutti i giorni sono sereni, simpatici, fantasiosi, dimostrano una forte volontà nel gioco e nel fare le cose. Non perdono tempo a piangere per le sciocchezze non si impuntano sulle cose che non sono importanti, sono riflessivi, non sono aggressivi, sono presto consolabili, amano stare con i compagni e sono d’esempio per tutti.
Esercitare la volontà, anche per noi adulti, offre l’opportunità di sperimentare il nostro potere personale e di metterlo in pratica. Il potere personale è la possibilità di manifestare la nostra verità sempre, la coerenza tra quello che è l’intento, il pensiero, la parola, l’azione e la possibilità di mantenere la volontà di proseguire su quello che è il nostro progetto di vita creando uno spazio di luce e di amore che sia a disposizione di tutti.
Non c’è bisogno di fare cose eclatanti. Ogni volta che, per esempio, rinunciamo ad alcune piccolezze che ci danno comodità e piacere, o veniamo in contatto con piccole frustrazioni, contribuiamo al rafforzamento della volontà e questo vale anche per i bambini. Dobbiamo essere consapevoli che tutto quello che facciamo, se lo facciamo con amore, con leggerezza e lo mettiamo al servizio della luce, stiamo rinforzando la nostra volontà.

La comunicazione che ci viene chiesta è quella del silenzio, nessuno dovrebbe andare a predicare o a profetizzare perché la vera forza sta nel silenzio. L’eterno che è fatto di silenzio e pace, ed è questo che dovremo portare nelle nostre vite.

Fa molto di più quello che si fa che quello che si dice.

I bambini non ascoltano le nostre parole ma osservano come ci comportiamo e dobbiamo essere coscienti del fatto che tutto quanto vive nell’ambiente, sia esso impulso o movimento, vibra nell’essere del bambino. Il bambino fiuta, da ciò che noi facciamo intorno a lui, quali pensieri stanno alla base di un gesto o di un atteggiamento, per mezzo di un unione intima con l’adulto di riferimento, sia esso genitore o educatore.
Non è con le discussioni, le spiegazioni ed i chiarimenti che si potranno coltivare le doti naturali di un bambino, bensì con le opportunità che gli verranno date di condividere le attività di adulti capaci di orientarlo nella vita. E’ attraverso le azioni che noi compiamo giornalmente in presenza del bambino che diventiamo i suoi educatori e non in virtù di quello che gli diciamo. Se il nostro agire si ispira agli ideali di bellezza, bontà e verità gli apriremo la strada che porta a questi ideali.
Se vogliamo che nel bambino si formi una buona capacità di pensiero che lo aiuti un giorno ad assolvere i suoi compiti nella scuola e nella vita, dobbiamo fare in modo di preparare la strada per favorire lo sviluppo di quegli elementi dai quali nascerà il pensiero. Questi elementi nel bambino sono di natura volitiva e strettamente connessi con l’iniziativa e l’azione. Verranno poi interiorizzati in modo immaginativo e fantastico e solo più tardi si trasformeranno in giudizi e concetti. Tenere conto del susseguirsi naturale di queste fasi evolutive porterà la formazione di un pensiero di qualità diversa da quella che deriva dalla mera comunicazione di concetti definiti. I concetti devono essere interiorizzati organicamente per essere forti e originali, altrimenti diventano solo un peso. Per questo non è consigliato l’apprendimento precoce e per questo non facciamo attività prescolastiche nel nostro asilo, così le loro forze vengono preservate, in tutta la loro importanza, per la vita futura.

Questo è il nostro dovere nei confronti del bambino:

“Gettare un raggio di luce e proseguire il nostro cammino” (M. Montessori)

“E’ un fatto splendido che, come genitori e maestri di bambini piccoli, ci sia dato d’occuparci della vita della volontà, nella quale gli esseri umani s’incontrano con gli esseri creatori” (R. Steiner)

“Sapere che devo rispetto all’autonomia e all’identità dell’educando, esige da me una pratica del tutto coerente con tale consapevolezza” (P. Freire)

Bibliografia:
La sfida della volontà. M.Meyerlort R. Lissau. – Aedel edizioni
Il cervello del bambino spiegato ai genitori. Alvaro Bilbao – Salani edizioni
Pedagogia dell’autonomia. Paulo Freire – Gruppo Abele edizioni


Qui di seguito ci sono le domande di Chiara, una delle ragazze che sta facendo il servizio civile presso la nostra struttura.
Voglio ringraziarla perché con le sue domande mi spinge ad approfondire gli argomenti e a non smettere di interrogarmi!

Chiara) Cosa intendi per interiorizzare organicamente riferito ai concetti?

Dolziana) Intendo dire che i concetti devono crescere organicamente dentro il bambino perché possano acquistare profondità, originalità e forza di convinzione. Come ho detto, se vengono assorbiti solo mentalmente, diventano un peso per tutta la vita.
Quando parliamo di educazione esperienziale parliamo di questo. Solo sperimentando le cose le impari veramente. Possiamo parlare di apprendimento organico di un concetto, perché ti entra dentro, perché lo hai provato, accarezzato, annusato, abbracciato, assaggiato e digerito. Nel primo settennio i concetti vengono immagazzinati attraverso l’azione, nel secondo attraverso l’immaginazione e solo dopo si trasformano in giudizio e concetto.

C) Il fatto che la volontà risieda nel fegato mi fa pensare molto all’alimentazione e all’importanza di mangiare più cose per assaggiare meglio la vita, facendo però una selezione di ciò che riteniamo essere più adatto a noi stessi.

D) Digerire e trasformare in sostanza propria cibi sostanziosi, differenziati e coltivati in modo sano, richiede all´organismo uno sforzo maggiore di quanto esso non faccia per verdure in scatola e per vitamine in pillole. Per questo è meglio mangiare pane integrale, cereali in chicco, legumi e verdure non ridotti in crema ma a pezzetti perché masticare è un atto di volontà come lo è anche la digestione. Per quanto riguarda il fegato ti consiglio di leggere un articolo che ho trovato e letto su internet “il fegato organo delle forze vitali” della dottoressa Marchetto Silvia che spiega molto bene come le forze di volontà risiedano in questo organo, che ha una capacità di rigenerazione che non ha eguali in tutto il nostro organismo:

“Se nel fegato vi è un blocco, in special modo nel metabolismo dei carboidrati, esso si traspone anche nella sfera della volontà: esempio ne sono alcune malattie congenite che si manifestano nella prima infanzia e sono causate da un disordine nel metabolismo dei carboidrati; i bambini con questo disturbo presentano grave epatomegalia, atrofia muscolare e paralisi. Molte forme di ritardo mentale caratterizzate da un rallentamento nei riflessi e di povertà del movimento, hanno alla base, spesso, un grave disturbo epatico.” (Dott.ssa Marchetto Silvia)

C) E’ giusto pensare che la parola coscienza possa essere sostituita con giudizio? Proprio perché dici che gli atti dei bambini non sono né morali né immorali, come se i bimbi agissero in base a uno stimolo nascosto in loro stessi. Più giudizio c’è, più si è bloccati nella volontà?

D) Ho detto prima che il giudizio nel bambino si forma solo più tardi negli anni. Nel primo settennio il mondo è buono, nel secondo è bello e nel terzo è giusto. Questo già spiega di per se perché la moralità nei bambini piccoli è innata e appunto inconscia.
Nell’infanzia la coscienza si sviluppa a poco a poco e il bambino possiede una moralità di fondo; è fondamentalmente buono perché è come se vivesse in paradiso. Esiste semplicemente, non è consapevole di avere delle scelte.
Per quanto riguarda il giudizio che blocca la volontà devo dire di sì. Ogni volta che noi esprimiamo un giudizio, anche positivo, tiriamo fuori il bambino dall’attività in cui era immerso, facendo appello a qualcosa che a quell’età non ha ancora sviluppato. Se vogliamo sostenerlo bisognerebbe entrare nella sfera dell’empatia. Quando ci portano un disegno a volte ci scappa di dire “bravo” invece potremmo semplicemente dire “grazie” oppure “Wow, questo sì che è un disegno” in questo modo è come se noi ci sentissimo coinvolti in quello che ha fatto e ci fossimo calati nel suo mondo parlando con il cuore.

C) Come possiamo aiutare il bambino a sviluppare la volontà davanti al fallimenti? Ho notato che ci sono dei bimbi che durante un attività si scoraggiano perché o vedono gli altri compagni più veloci e bravi o perché hanno paura di non essere capaci e ci chiedono aiuto chiedendoci di fare noi la pittura o altre attività.

D) E’ indispensabile creare attorno al bambino situazioni che facilitino l’attività che si preparano a fare sapendo che i bambini non sono tutti uguali, che alcuni ci mettono più tempo a fare le cose e che altri, vuoi per indole o perché molto stimolati, sono più veloci. Mettere bambini più grandi insieme a bambini più piccoli serve anche a stimolare le possibilità di apprendimento e sarebbe meglio se noi, maestre o genitori, disegnassimo o dipingessimo con loro e non per loro e non facessimo mai paragoni, neanche dentro di noi. Se dicono di non essere capaci possiamo sempre dire: “Tu prova e se non riesci ora ci riuscirai certamente la prossima volta, tutto quello che fai è perfetto perché è tuo” Questo infonde profonda fiducia, che è quella cosa che più dovremmo sviluppare in questa fascia di età in cui crediamo fermamente che il mondo che ci circonda è buono.

Per aiutarmi a rispondere ulteriormente a questa domanda voglio condividere con te questo bellissimo articolo scritto dalla mia cara amica Luisella Piazza:

“Cara mamma e caro papà, sii grato agli errori che fanno capolino nel tuo cuore, dai loro un posto d’onore, stai in loro compagnia, non contarti bugie, lascia che ti trapassino, che ti tolgano il sonno, solo così possiamo integrarli ed essere migliori”.

Chandra Candiani scrive a proposito dell’errore:
“Senza energia dell’errore non si procede, si resta spiaggiati. È ritrovando la possibilità di errare che si riparte, ma non si può fabbricarla, occorre lasciarla arrivare…”.

Nei miei incontri di consulenza con i genitori, benedico tutte le volte in cui riusciamo a guardare con compassione amorevole noi stessi, gli errori che commettiamo, da lì si riparte per cambiare. Lo sguardo d’amore non è solo per i figli ma è anche per le nostre debolezze, per le imperfezioni, per le mancanze.
Come facciamo a essere compassionevoli con le mancanze degli altri se non lo siamo verso le nostre?
Se sappiamo curare le nostre ferite, il nostro orizzonte si amplia, possiamo abbassare la soglia della richiesta della performance e vedere con lenti nuove i bambini che ci sono arrivati in dono.
Nel vederli però, non possiamo abbandonarli, non possiamo abdicare al nostro ruolo di guida, perché questo vuol dire essere un genitore: una guida.
Assumere questo ruolo con coraggio e non con presunzione e neppure con lassismo.
Anche gli insegnanti sono delle guide, chi si occupa dell’infanzia in diversi modi sa che il suo errore pesa più di un altro, se guardiamo le bambine e i bambini con lenti sbagliate compiamo dei grossi errori.
Quando i bambini commettono tanti errori a scuola o si comportano male, siamo portati a cercare un colpevole: “E’ così perché…” ma se invece vivessimo l’errore come parte del processo di apprendimento potremmo diventare degli alleati dell’errore stesso e dei bambini, e insieme potremmo cercare delle strategie per elaborare le informazioni e restituirle in forma di apprendimenti corretti.
Quello che ci serve come educatori più di ogni altra cosa è, per dirla con le parole di Daniela Lucangeli: “la consapevolezza professionale, coscienza di come si insegna, di come si segna in, di come si mette il segno dentro l’io.”
Con questa coscienza professionale, che non è data una volta per tutte e che va sostenuta e rinfrescata, ci possiamo avvicinare all’errore diventando alleati dei bambini e delle loro fragilità.”

Luisella Piazza, Consulente Pedagogica
www.germogliluminosi.it

Con affetto, Maestra Dolziana